On. Mariastella Gelmini

Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca

Viale di Trastevere, 76/a

00153 Roma

Oggetto: Incontro del Consiglio Europeo sull’educazione, i giovani e la cultura

del 19 maggio 2011.

Roma, 11 maggio 2011

On. Ministro Gelmini,

La UIL Scuola, in quanto componente del CSEE, il Comitato sindacale europeo per l’Educazione, che costituisce il settore europeo dell’Internazionale dell’Educazione e che rappresenta 135 sindacati di categoria in Europa, 12,8 milioni di insegnanti di ogni ordine e grado nel settore dell’Educazione di 45 Paesi, desidera esprimere le seguenti posizioni in preparazione della riunione del Consiglio Europeo su Educazione, Gioventù e Cultura, previsto a Bruxelles il 19 maggio p.v. Sin dal lancio della Strategia di Lisbona nel 2000, gli investimenti nell’educazione e nella formazione, dalla prima infanzia fino all’università e all’apprendimento continuo, sono stati evidenziati sia a livello europeo che a livello nazionale quali priorità assolute per un’economia sostenibile e per società senza conflitti nell’Europa post-industriale. L’obiettivo generale è dare a tutti gli Europei accesso a un’educazione di alta qualità e formazione in tutte le fasi della loro vita. Perciò, gli Stati membri della UE si sono impegnati in uno sforzo senza precedenti di coordinamento attraverso il Metodo Aperto di Coordinamento e l’introduzione di indicatori e di obiettivi comuni. Comunque, solo uno dei parametri di Lisbona è stato fin qui raggiunto (quello riguardante il numero di laureati in matematica, scienze e tecnologia). Nel 2010, la strategia UE 2020 ha introdotto nuovi obiettivi, sulla base della stessa analisi relativa all’importanza vitale dell’educazione e della formazione. Nella bozza di relazione sullo stato di avanzamento “

Verso gli obiettivi comuni europei nell’educazione e nella formazione“, la Commissione

europea rileva che sono stati fatti pochi progressi in rapporto ai due parametri selezionati quali obiettivi di punta per la strategia Europa 2020: la riduzione sotto il 10% degli abbandoni precoci e l’aumento al 40% del numero di adulti tra i 30 e i 34 anni che abbiano completato entro il 2020 il percorso dell’educazione terziaria. Sulla partecipazione di adulti all’apprendimento continuo, la Commissione rileva che i risultati degli Stati membri sono peggiorati dal 2005. Nel medesimo rapporto la Commissione ricorda che l’investimento nell’educazione e nella formazione “rappresenta una delle priorità principali della nuova strategia UE per una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva” (SEC 2011: 11, 17, 23). La necessità di investire in misura sostanziale nell’Educazione e Formazione gode di un forte sostegno politico a livello UE. Il 14 febbraio 2011 il Consiglio ha dichiarato che “investire efficacemente nell’educazione e nella formazione di alta qualità, moderna e riformata è urgente poiché fornirà le basi sia per la prosperità a lungo termine dell’Europa che per dare alla gente maggiori e migliori abilità e competenze allo scopo di reagire nel breve termine agli effetti della crisi” (5505/11,l:1).

Tale affermazione ripropone il tema delle precedenti dichiarazioni del Consiglio, insistendo sulla necessità di investire in educazione (per es. 19 febbraio 2009, 19/20 marzo 2009). Queste dichiarazioni sono coerenti con la linea adottata dalla Commissione Europea, la quale ha ripetuto continuamente nelle sue comunicazioni al Consiglio e agli Stati membri che per raggiungere gli obiettivi di Lisbona, ora UE 2020, sono necessari massicci investimenti in educazione e formazione.

Quando si tratta di applicare a livello nazionale questa politica approvata all’unanimità, il risultato è per lo più deludente. Tra il 2000 ed il 2007, la spesa pubblica per l’educazione e la formazione nella UE è ristagnata (Eurostat, 02/2011). Inoltre, dal 2007, quale conseguenza dell’impatto della crisi economica sulle finanze pubbliche, numerosi Stati membro si sono impegnati in una politica senza sbocchi di tagli massicci della spesa per l’educazione e la formazione. L’ovvia contraddizione tra il consenso europeo sulla necessità di investire e le diverse politiche nazionali è motivo di grande preoccupazione per i partner sociali. Questi tagli hanno un effetto distruttivo sia sulla qualità che sull’accesso all’educazione e alla formazione. Ridurre i budget dell’educazione e della formazione come mezzo per affrontare il debito pubblico metterà in pericolo il futuro delle prossime generazioni e renderà l’Europa ancora più vulnerabile nella competizione globale. Nessuno si può permettere una “generazione perduta” di alunni. La prosecuzione della politica dei tagli rappresenterebbe una scelta irresponsabile ed un fallimento morale. In quest’ambito, insieme al CSEE, desidera sottolineare la responsabilità dei membri del Consiglio Europeo sull’Educazione, la Gioventù e la Cultura. È loro il ruolo di difensori dell’educazione e della formazione quale priorità di spesa nei propri Paesi e loro è il compito di influenzare le politiche nazionali in linea con gli impegni presi a livello UE. È anche loro dovere, all’interno del Consiglio, ricordare ai loro pari nei Paesi membri che stanno operando tagli nei budget dell’educazione e della formazione che questo atteggiamento è in contraddizione con la Strategia UE 2020. Infine, desidera informare Lei e il Consiglio che i Partner Sociali Europei nell’Educazione hanno avviato nel 2010 il Dialogo Sociale Settoriale nell’Educazione secondo gli artt. 154-155 TF UE, nel cui ambito è stata adottata una dichiarazione comune sugli investimenti per il futuro, che verrà inviata a tutti i componenti del Consiglio.

Distinti saluti,

Massimo Di Menna

Segretario generale

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